Due storie pietroburghesi by Nikolaj Gogol'

Due storie pietroburghesi by Nikolaj Gogol'

autore:Nikolaj Gogol' [Gogol', Nikolaj]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics, Short Stories (Single Author)
ISBN: 9788862431101
Google: IirnygAACAAJ
Amazon: 8862431104
editore: Voland
pubblicato: 2012-01-02T00:00:00+00:00


4 ottobre

Oggi è mercoledì e così stavo nello studio dal nostro Capo. Sono arrivato di proposito sul presto e, preso il mio posto, ho rifatto la punta a tutte le penne. Il nostro Direttore dove’essere una persona di grande intelligenza. Il suo studio è tutto arredato con scaffali pieni di libri. Di alcuni ho letto il titolo: tutta cultura, una cultura tale che il nostro collega proprio non ci arriva; tutto in francese o in tedesco. Basta guardarlo in faccia: pfuh!, la gravità che gli brilla negli occhi! Non l’ho mai sentito ancora dire una parola di troppo. Forse solo quando gli si passano delle carte, domanda: “Come fa fuori?” “Umido, Vostra Eccellenza!” No, non è certo pari al nostro collega! È un uomo di stato. E tuttavia noto che nutre affetto e un benvolere particolare per me. Se anche sua figlia… eh, porco cane59!… Niente, niente, sst! Mi sono messo a leggere la solita “Ape [del Nord]”. Che razza di stupidi, i francesi! Che diamine vogliono? Li prenderei tutti, lo giuro, e li riempirei di vergate! Ci ho letto anche il resoconto molto gradevole di un ballo, descritto da un possidente di Kursk. Non scrivono male, i possidenti di Kursk60. Dopo di che mi sono accorto che era già suonata la mezza, e il Nostro non usciva dalla sua camera da letto. Ma verso l’una e mezzo accadde un fatto che nessuna penna potrà mai descrivere. La porta si aprì, pensavo che fosse il Direttore e saltai su dalla sedia con le mie carte. Ma era lei, proprio lei! Santi del cielo, com’era vestita! il suo vestito era bianco come un cigno; pfuh, e com’era sontuoso! e come guardava: un sole! lo giuro, un sole! Riverì e disse: “Non è passato di qui papà?” Ahi, ahi, ahi! che voce! Un canarino, proprio un canarino! Vostra Eccellenza, avrei voluto dirle, non ordinate di farmi punire, ma se volete punirmi, punitemi voi con la vostra manina generalizia! Ma, al diavolo, fu come se la lingua non mi si rigirasse in bocca, e dissi solo: “No-mm, proprio no.” Lei guardò me, poi i libri, e fece cadere il fazzoletto. Mi gettai a capofitto, scivolai sul maledetto parquet che quasi quasi mi ci rompevo il naso, ma tuttavia rimasi in piedi e acchiappai il fazzoletto. Santi del cielo, che fazzoletto! Finissimo, di batista — ambrato61, proprio d’ambra! esalava un profumo davvero generalizio. Lei mi ha ringraziato e ha fatto un sorrisetto appena percettibile, senza quasi muovere le labbra zuccherine, e poi se n’è andata. Sono rimasto lì ancora un’ora, quando d’un tratto è venuto il valletto a dire: “Andatevene a casa, Aksentij Ivanovič; il padrone è già uscito.” Non posso soffrire il servitorame: sempre stravaccati in anticamera, svogliati anche a fare un cenno col capo. Non basta: una volta, uno di quei bricconi pensò bene di offrirmi del tabacco, senza nemmeno alzarsi in piedi. Ma lo sai, stupido servo, che io sono un funzionario, che sono d’origine nobiliare62? Comunque ho preso il cappello,



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